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Renshin Kan’s International Wado-Kai Karate Summer Camp. Il camp di cui non puoi fare a meno

Immagina una struttura sportiva residenziale estesa su oltre 125 mila metri quadrati, dove puoi dormire, mangiare e allenarti nel massimo comfort. Immagina di avere a disposizione, inclusi nel prezzo, qualsiasi attrezzatura o ambiente, dalla piscina ai campi da beach-volley, passando per la sauna, l’infermeria (ogni tanto un po’ di ghiaccio può tornare utile) e il bar sempre aperto. Immagina camere per il soggiorno rivestite in legno, dotate di bagno privato. Immagina un ristorante specializzato in cucina sportiva, capace di soddisfare ogni esigenza personale, dalle semplici preferenze alle allergie alimentari, dove puoi fare colazione, pranzo e cena gustando pasti abbondanti dai nutrienti attentamente bilanciati mentre socializzi con gli altri partecipanti parlando in inglese, italiano, tedesco e francese. Immagina una sala per l’allenamento grande come quattro campi da calcetto, illuminata da un’immensa vetrata affacciata sulle montagne che separano la Svizzera dal Liechtenstein messa lì al solo scopo di regalarti un’incessante veduta mozzafiato. Immagina cinquanta o sessanta karateka provenienti da ogni cantone svizzero e da Italia, Lussemburgo, Svezia, Finlandia, Belgio e così via. Immagina uno dei più rinomati e preparati istruttori della Japan Karatedo Federation Wado-Kai che con intelligenza, rigore e leggerezza ti accompagna per sei giorni, cinque ore al giorno, in un avvincente allenamento di karate, snocciolando e approfondendo tutto il curriculum tecnico del Wado-ryu. Ecco, se sei capace di immaginare tutto questo non è perché hai troppa fantasia, ma perché, probabilmente, ti sei già imbattuto o hai già sentito parlare del Renshin Kan’s International Wado-Kai Karate Summer Camp organizzato da Roberto Danubio sensei (7° dan JKF Wadokai) e sua moglie, Eveline Danubio sensei (6° dan JKF Wadokai) a Filzbach, Svizzera.

L’edizione 2022 di quello che è probabilmente il più prestigioso camp Wado-Kai in Europa si è svolta dal 10 al 15 luglio e, ovviamente, una delegazione della WKSI non poteva certo mancare all’appuntamento. È infatti dall’edizione del 2013 che Maurizio Paradisi e Giuseppe Carloni, entrambi 5° dan JKF Wadokai e, rispettivamente, presidente e capo istruttore del nostro branch, non ne saltano uno. Motivo per il quale Roberto ed Eveline Danubio hanno voluto ringraziarli, quest’anno, con due bellissimi trofei di cristallo che ribadiscono la strettissima collaborazione tra i nostri due branch JKF Wado-Kai. Per me si trattava invece soltanto della quarta edizione, e nemmeno consecutiva, pertanto è stato forse più facile rendermi conto d’aver vissuto la più bella esperienza che abbia mai fatto se parliamo di esperienze nel karate.

Lo so, lo so. L’ho detto anche le altre tre volte, ed è possibile verificarlo qui, qui e qui. Ed effettivamente l’ho detto ogni volta perché ogni volta era vero, esattamente com’è vero adesso. Solo che stavolta lo è un pochino di più. Sarà che uscivamo (uscivamo?) da due anni e mezzo di pandemia; sarà che il Kerenzerberg Sportzentrum si è da poco rinnovato con spazi più ampi, moderni e funzionali; sarà che l’organizzazione dei Danubio negli anni si è affinata o sarà, come infatti è, che il livello tecnico generale dei partecipanti, che è sempre stato incredibilmente alto, negli anni è ulteriormente e progressivamente cresciuto, ma durante quest’edizione la qualità degli allenamenti e delle interazioni tra i partecipanti ­– dentro e fuori dall’incredibile sala designata alla funzione di dojo – è stata gioiosa, fruttuosa ed entusiasmante come mai prima d’ora.

La cosa incredibile di questo Summer Camp è che non importa quante volte ci sei stato: riesce sempre a stupirti e sedurti. Quando arriva il momento dei saluti ti sale sempre questa specie di groppo in gola e mentre ringrazi, stringi mani e abbracci tutti (finalmente!), non puoi fare a meno di promettere, innanzitutto a te stesso, «ci vediamo qui l’anno venturo, lo giuro».

Lo so, lo so. Sono cose che si dicono. Ma in questo caso, sono anche cose che si fanno, e anno dopo anno ci rivediamo puntualmente tutti lì, virus, guerre e guai vari permettendo. Sempre in compagnia di due o tre manciate di nuovi amici e compagni di strada. Sempre più convinti di esserci messi in cammino, parafrasando lo scrittore Carlos Castaneda, su un sentiero che ha un cuore. Il sentiero del Wado.

(Riccardo Rita)

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